Non mangiando carne, spesso mi trovo costretta ad inventarmi piatti che invoglino i maschi di famiglia a sufficienza da evitarmi di dover cucinare un altro pasto per loro e con questi flan il trucchetto è riuscito. Sono molto gustosi, leggeri ma al tempo stesso stuzzicanti con il sughino di miele leggermente piccante grazie al tabasco. Un piatto adatto a questi grandi caldi anticipati che già mi fanno soffrire, magari sopra qualche fresca foglia di insalata.


Ingredienti

Per i flan:
500 g di carote
50 g di parmigiano grattugiato
20 g di farina
1 uovo
250 ml di latte intero
50 g di burro
Sale e pepe
Per guarnire:
10 gamberoni sgusciati
due cucchiai di miele
5 gocce di tabasco
un cucchiaino di salsa di soia
uno spicchio d’aglio
20 g di lamelle di mandorle 

Il procedimento per questa ricetta è veloce e semplice. Per prima cosa preparate una besciamella facendo fondere il burro in un pentolino a fuoco moderato. Unite la farina mescolando con una frusta e versatevi il latte preriscaldato con il microonde. Continuate a mescolare finchè non inizierà a presentare delle bollicine, quindi abbassate il fuoco e mescolate ancora qualche minuto, salate e pepate. Spengete quindi la fiamma. Pulite bene le carote e tritatele col mixer, quindi unitele alla besciamella insieme al parmigiano grattugiato e l’uovo. Imburrate degli stampini da muffin di alluminio, cospargeteli di lamelle di mandorle e versatevi il composto.  Cuocete a 180° per 15, 20 minuti. Mentre i flan cuociono, prendete una padella e mettetevi il miele, il tabasco e la salsa di soia ed aspettate giusto il tempo che il miele si sciolga, quindi aggiungetevi l’aglio tritato finemente oppure intero, da togliere, ed i gamberoni interi e privati del filino nero e fate saltare per pochi minuti, quanto basta perchè i gamberi da trasparenti diventino bianchi. Sfornate i flan, mettete sopra ad ognuno due gamberi con il sughino e servite immediatamente. Con questo caldo magari mangiateli tiepidi..
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Questi sono gli spatzle di Elisa Ferrari che volendo partecipare al contest Pasta che ti passa… Impastiamo la crisi!, contest mio e della Sandra ma non avendo un blog, ha comunque voluto inviarci la sua ricetta, e che ricetta.. Io personalmente adoro gli spatzle, di zucca, di spinaci, di castagne, di sola farina e trovo che si prestino bene ad innumerevoli sughi. Questi qua della Elisa poi sembrano ottimi.
E questa è la ricetta:

Per l’impasto degli spaetzle:
400 g di zucca cotta a forno e frullata
200 g di farina
3 cucchiai di latte
2 uova
un pizzico di sale
Per il sughetto:
3 zucchine
due fette di prosciutto cotto tagliate alte
3 cucchiai di philadelphia
grana grattugiato 
sale e pepe
Prima di tutto si cuoce la zucca nel forno e poi si frulla, quindi si mescola bene con la farina, il latte e le uova fino a quando non si otterrà un composto liscio e poi si fa riposare. Nel frattempo si porta abbondante acqua salata al bollore e con l’apposito attrezzo oppure col passapatate vi si colano gli spatzle. Quando sono a galla si scolano, si buttano in acqua fredda e poi si mettono in una pirofila con poco olio in attesa del sugo.
Per il condimento invece si tagliano le zucchine piccole piccole e si fanno rosolare in padella, volendo insieme ad un po’ di cipolla, e quando sono quasi a cottura si aggiunge il prosciutto cotto a dadini, il philadelphia e qualche cucchiaio di acqua di cottura. Quando il philadelphia è ben amalgamato si aggiusta di sale e pepe e lasciando il sugo piuttosto liquido si versano gli spatzle (eventualmente aggiungendo altra acqua di cottura o latte) e si mescola il tutto per qualche minuto facendo mantecare alla fine con grana grattugiato.
 Sono ottimi anche conditi semplicemente con burro e salvia. 
Ringrazio Elisa per la gustosa ricetta. Il contest ormai è chiuso, ma metteremo la ricetta nel pdf stampabile che metteremo a disposizione di chiunque volesse scaricarlo.
Non perdetevelo!
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Lubia Polo

by burroemalla

Il Lubia Polo è uno dei più popolari piatti iraniani, una deliziosa combinazione di riso, fagiolini in sugo di pomodoro e spezie fragranti. Esiste anche una versione “carnivora” ma la mia, ovviamente, è la versione vegetariana. La cucina persiana è una cucina molto raffinata, una delle mie preferite insieme alla libanese. Profuma di cannella e di zafferano, utilizza molte verdure, uova per i kuku che sono una specie di frittate, carni arrostite e kebabs e molto riso che viene cotto con differenti sistemi, dal polo, appunto, che prevede la precottura in acqua e poi una successiva cottura al vapore in modo da  ottenere un riso eccezionalmente gonfio e con i chicchi ben separati, al katah, che è il riso cotto per assorbimento e il dami, con il riso cotto come il katah ma insieme ad altri ingredienti come per esempio legumi o verdure.
Il Lubia Polo era uno dei piatti, insieme al chelo rice, che la mia amica Mahvash mi preparava quando ero sua ospite a Londra. E’ un ottimo piatto unico ma si accompagna bene anche a piatti di carne grigliata o a kofta di pollo. La ricetta l’avevo già pubblicata, ma allora non avevo ancora il blog e quindi la ripropongo anche qua.

Ingredienti:
2 cipolle grandi
una patata
300 g di fagiolini
Un cucchiaino di zafferano
300 g di passata di pomodoro
1/2 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino di cannella
400 g di riso Basmati
2 cucchiai di ghee o burro
olio q.b.
 Sale e pepe

Risciacquate il Basmati con acqua fredda almeno tre volte ma se vi è possibile lo dovreste ammollare dalla sera prima e successivamente risciacquare bene in modo da eliminare ogni traccia di amido.
Lavate i fagiolini, tagliateli in tre parti e fateli lessare in acqua salata fino a metà cottura, quindi trasferiteli in una padella capace dove avrete preparato un soffritto con olio, cipolla, lo zafferano e la cannella. Fate saltare qualche minuto i fagiolini e poi unite la passata di pomodoro, sale e pepe, un poco di acqua e fate restringere il sugo. Bollite il Basmati in acqua salata e un cucchiaio di ghee. Non portate a cottura completa (10, 11 minuti circa) ma dopo circa 6 minuti scolatelo, passatelo sotto l’acqua fredda,  e mettetelo da parte. In un tegame antiaderente mettete un cucchiaio d’acqua, il mezzo cucchiaino di curcuma, un cucchiaio di ghee e scaldate finchè il ghee non sarà sciolto, poi foderate il fondo della casseruola con metà della patata tagliata a fette sottili, ricoprite con metà del riso, schiacciate leggermente per formare uno strato uniforme, quindi procedete con uno strato di fagiolini (tutti), la mezza patata rimasta a e chudete con il riso

Fate dei buchi con il manico di un mestolo di legno che arrivino fino al fondo del tegame. Chiudete con un tappo rivestito con un canovaccio e fate cuocere a fuoco bassissimo per 20 minuti, mezz’ora. Lo strato di patate formerà con il riso una crosticina eccezionale..

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Ultimamente, dopo la magica torta al limone assaggiata al corso di fotografia di Laura Adani, ho sviluppato un’insana passione per i dolci di Martha Stewart. Senza nulla togliere ai nostri straordinari capolavori regionali, ci sono intere aree che la nostra pasticceria non prevede; una di queste sono le bars, barrette che se da noi sono sinonimo di barretta energetica, secca e poco invitante, in America invece sono un tripudio di grassi e zuccheri e, diciamocelo, ogni tanto per lo spirito ci vogliono anche quelli. Ecco quindi questa ricetta che non fa rimpiangere una buona crostata e che per la forma pratica è l’ideale per lo spuntino da mettere, ogni tanto, nello zaino.
Vi serviranno:
220 g di farina (io ho usato la multicereali del Molino Grassi)
Una punta di cucchiaino di lievito Bertolini
100 g di burro (ma io ho usato l’olio di cocco)
110 g di zucchero di canna
50 g di zucchero granulato
Un uovo grande
Un cucchiaino di estratto di vaniglia
100 g di pinoli
100 g di marmellata di lamponi
Un pizzico di sale
 Le variazione alla ricetta sono state molte. I pesi, innanzi tutto, che erano in cups e che ho adattato dal momento che col peso previsto mi veniva fuori una frolla e non l’impasto sbriciolato che avrei dovuto ottenere,  poi lo zucchero di canna al posto del solo zucchero granulato, l’olio di cocco al posto del burro che, al di la del minor danno alla salute, dona alle barrette un inconfondibile profumo, i pinoli al posto delle mandorle perchè quelli avevo e la farina multicereali al posto della raffinata.
Preriscaldate il forno a 180° e ungete una teglia quadrata di 20 cm per lato (io non ce l’ho, quindi ho diviso la frolla in due e poi ne ho versata metà su di una teglia rettangolare  e poi ho coperto con la restante, dando una forma quadrata. Non è un composto liquido e quindi si compone la forma a piacimento. Nella ciotola dell’impastatrice oppure del mixer mettete l’olio di cocco/burro insieme agli zuccheri e sbattete ad alta velocità per circa 3 minuti, finchè non otterrete un composto leggero e spumoso. Aggiungete quindi l’uovo e l’estratto di vaniglia e mescolate bene, poi la farina con il pizzico di sale ed il lievito, poca per volta ed a bassa velocità. Dovrete ottenere un composto sbriciolato come quello della sbrisolona, per intenderci. Aggiungete tranquillamente un poco di farina se vedete che la frolla resta troppo compatta, le barrette non ne risentiranno. A questo punto unite i pinoli e date un’ulteriore giro sempre a bassa velocità. Mescolate la marmellata con una frusta per ammorbidirla. Versate metà della frolla sulla teglia da forno imburrata, premete leggemente, coprite con la marmellata e poi rovesciatevi sopra la frolla restante, facendo bene attenzione che tutta la superficie di marmellata ne sia coperta. Premete delicatamente e cuocete dai 25 ai 30 minuti, finchè la superficie non sarà dorata. Prima di tagliare le barrette fate freddare completamente. Si conservano in una scatola di latta ma non ne vengono moltissime (a me circa 20 ma dipende da come le tagliate ovviamente) e soprattutto non durano molto. Troppo buone….
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Paradise city – Guns and Roses at Donington Park 1988
e io c’ero…
Nel mio lungo periodo passato a Londra ho, ovviamente sempre cucinato all’italiana, con grande gioia di quelli che vivevano con me e che potevano beneficiare di pasta fatta in casa e prelibatezze varie al posto dei soliti hamburger e toast che solitamente costituivano i loro pasti; c’erano comunque cose della cucina inglese che mangiavo con piacere e che spesso acquistavo o cucinavo al posto del cibo italiano.  La mia lista è prevalentemente di dolci perché moltissimi piatti inglesi sono a base di carne, che io non mangio.
A parte la cucina indiana che viene ormai ritenuta a tutti gli effetti cucina inglese, tanto che alcuni dei piatti inglesi più conosciuti sono il pollo Tikka Masala o Murg Makhani (il suo nome indiano)  ed il Kedgeree, riso basmati speziato cotto nel latte e panna insieme a filetti di pesce ed uova sode, mi piacevano da impazzire i cornish pasty, piccoli pasticci di pasta brisè ripieni di patate, carne e cipolle (per me la versione solo cipolle), il fish and chips, ottimo se mangiato nei posti giusti e schizzato ben bene di aceto, il Trifle, che non è altro che l’antenato della nostra zuppa inglese con l’aggiunta della frutta, i fish pie che sono ottimi pasticci composti da strati alternati di purè, formaggio fuso, funghi trifolati e filetti di pesce e poi gratinati in forno finché il formaggio non fonde ed il purè forma una bella crosticina dorata, la Manchester tart, torta con base di brisè e ricoperta di marmellata di lamponi, crema e cocco e decorata con una ciliegina al centro, il bread and butter pudding, classicissimo budino di strati di pane imburrato inzuppato nel latte cosparsi di uvetta e poi coperto da una mistura di uova, latte e zucchero e la custard tart, che si trova in ogni supermercato che si rispetti in mono porzioni ma quella di Marks and Spencer le batte tutte. La custard tart, che è sempre stata la mia preferita, è una tortina di pasta brisè o talvolta frolla ripiena di una crema inglese che con la cottura acquista la consistenza di un budino, spolverata di noce moscata. E’ una crostatina deliziosa, il croccante della base contrasta meravigliosamente con la morbidezza della crema e la polvere di noce moscata aggiunge quel particolare in più che la rende irresistibile.
La torta alsaziana, di provenienza francese, le assomiglia moltissimo, o forse sarebbe meglio dire che la custard tart assomiglia molto a questa dato che la ricetta risale al Medio Evo ed è stata probabilmente ispirata da una ricetta appunto francese.
Ha una base di frolla sulla quale vengono disposte fettine di frutta e poi si ricopre il tutto con una crema di latte, panna e uova che in cottura prende la consistenza di un flan.
Questa è un’altra delle ricette lasciate da Alda Muratore, della quale avevo già parlato qui.
Un’altra ricetta di quelle speciali, da segnarsi nel quaderno delle preferite perché il risultato è eccezionale. Una torta che difficilmente vede il giorno dopo, almeno in casa mia. La ricetta originale prevedeva le mele che ora però non sono nel momento migliore, quindi ho variato mettendo delle pesche sciroppate che secondo me, ma ripeto il secondo me perché è un’opinione assolutamente personale, ci stanno anche meglio.
Ingredienti
Per la pasta frolla:
300 g di farina
200 g di burro
100 g di zucchero
Un uovo
Per il composto da flan:
1/4 di litro di latte fresco intero
1/4 di litro di panna da montare
2 uova intere + 2 tuorli
200 g di zucchero
Un cucchiaio di essenza di vaniglia
Per decorare:
Una scatola di pesche sciroppate
Per prima cosa preparate la frolla e fatela riposare in frigo coperta per 30 minuti. Mescolate senza sbattere le uova con i tuorli e lo zucchero solo il tempo necessario per allentare l’albume. Aggiungete quindi latte, la panna e l’essenza di vaniglia e filtrare con un colino. Stendete la frolla tirando il bordo piuttosto alto, disponete le pesche tagliate a fette non troppo sottili sennò quando si versa il liquido si spostano e versatevi il composto di uova, latte e panna. Cuocete in forno moderato, a 160°, per 45 minuti circa. La cottura deve essere dolce per evitare che la crema impazzisca.
La ricetta prevede di mangiare a temperatura ambiente ma io la tengo in frigo perché a noi piace di più. A voi la scelta!
Nel mio caso non ho potuto cuocere la torta a sufficienza perché è mancata l’elettricità dieci minuti dalla fine. Cotta era cotta, solo che la pasta frolla avrebbe avuto bisogno di quei dieci minuti in più per colorire. Beh, questo non ci ha comunque impedito di spazzolarla spazzolata tutta.

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