Paradise city – Guns and Roses at Donington Park 1988
e io c’ero…
Nel mio lungo periodo passato a Londra ho, ovviamente sempre cucinato all’italiana, con grande gioia di quelli che vivevano con me e che potevano beneficiare di pasta fatta in casa e prelibatezze varie al posto dei soliti hamburger e toast che solitamente costituivano i loro pasti; c’erano comunque cose della cucina inglese che mangiavo con piacere e che spesso acquistavo o cucinavo al posto del cibo italiano. La mia lista è prevalentemente di dolci perché moltissimi piatti inglesi sono a base di carne, che io non mangio.
A parte la cucina indiana che viene ormai ritenuta a tutti gli effetti cucina inglese, tanto che alcuni dei piatti inglesi più conosciuti sono il pollo Tikka Masala o Murg Makhani (il suo nome indiano) ed il Kedgeree, riso basmati speziato cotto nel latte e panna insieme a filetti di pesce ed uova sode, mi piacevano da impazzire i cornish pasty, piccoli pasticci di pasta brisè ripieni di patate, carne e cipolle (per me la versione solo cipolle), il fish and chips, ottimo se mangiato nei posti giusti e schizzato ben bene di aceto, il Trifle, che non è altro che l’antenato della nostra zuppa inglese con l’aggiunta della frutta, i fish pie che sono ottimi pasticci composti da strati alternati di purè, formaggio fuso, funghi trifolati e filetti di pesce e poi gratinati in forno finché il formaggio non fonde ed il purè forma una bella crosticina dorata, la Manchester tart, torta con base di brisè e ricoperta di marmellata di lamponi, crema e cocco e decorata con una ciliegina al centro, il bread and butter pudding, classicissimo budino di strati di pane imburrato inzuppato nel latte cosparsi di uvetta e poi coperto da una mistura di uova, latte e zucchero e la custard tart, che si trova in ogni supermercato che si rispetti in mono porzioni ma quella di Marks and Spencer le batte tutte. La custard tart, che è sempre stata la mia preferita, è una tortina di pasta brisè o talvolta frolla ripiena di una crema inglese che con la cottura acquista la consistenza di un budino, spolverata di noce moscata. E’ una crostatina deliziosa, il croccante della base contrasta meravigliosamente con la morbidezza della crema e la polvere di noce moscata aggiunge quel particolare in più che la rende irresistibile.
La torta alsaziana, di provenienza francese, le assomiglia moltissimo, o forse sarebbe meglio dire che la custard tart assomiglia molto a questa dato che la ricetta risale al Medio Evo ed è stata probabilmente ispirata da una ricetta appunto francese.
Ha una base di frolla sulla quale vengono disposte fettine di frutta e poi si ricopre il tutto con una crema di latte, panna e uova che in cottura prende la consistenza di un flan.
Questa è un’altra delle ricette lasciate da Alda Muratore, della quale avevo già parlato qui.
Un’altra ricetta di quelle speciali, da segnarsi nel quaderno delle preferite perché il risultato è eccezionale. Una torta che difficilmente vede il giorno dopo, almeno in casa mia. La ricetta originale prevedeva le mele che ora però non sono nel momento migliore, quindi ho variato mettendo delle pesche sciroppate che secondo me, ma ripeto il secondo me perché è un’opinione assolutamente personale, ci stanno anche meglio.
Ingredienti
Per la pasta frolla:
300 g di farina
200 g di burro
100 g di zucchero
Un uovo
Per il composto da flan:
1/4 di litro di latte fresco intero
1/4 di litro di panna da montare
2 uova intere + 2 tuorli
200 g di zucchero
Un cucchiaio di essenza di vaniglia
Per decorare:
Una scatola di pesche sciroppate
Per prima cosa preparate la frolla e fatela riposare in frigo coperta per 30 minuti. Mescolate senza sbattere le uova con i tuorli e lo zucchero solo il tempo necessario per allentare l’albume. Aggiungete quindi latte, la panna e l’essenza di vaniglia e filtrare con un colino. Stendete la frolla tirando il bordo piuttosto alto, disponete le pesche tagliate a fette non troppo sottili sennò quando si versa il liquido si spostano e versatevi il composto di uova, latte e panna. Cuocete in forno moderato, a 160°, per 45 minuti circa. La cottura deve essere dolce per evitare che la crema impazzisca.
La ricetta prevede di mangiare a temperatura ambiente ma io la tengo in frigo perché a noi piace di più. A voi la scelta!
Nel mio caso non ho potuto cuocere la torta a sufficienza perché è mancata l’elettricità dieci minuti dalla fine. Cotta era cotta, solo che la pasta frolla avrebbe avuto bisogno di quei dieci minuti in più per colorire. Beh, questo non ci ha comunque impedito di spazzolarla spazzolata tutta.
1 comment
con tutta quella crema….. mamma mia Gaia che roba!!!
questo è il mio giorno di digiuno…..
Sandra