Tanto tanto tempo fa avevo un fidanzato, un umbro pieno di fuoco e gelosia, che mi avrebbe voluta tutta per se, rinchiusa in casa e magari con la suocera accanto che mi insegnava a fare gli strangozzi. Naturalmente il fidanzato è stato prontamente liquidato ma ormai la ricetta degli strangozzi della suocera l’avevo imparata quindi tanto vale usarla. Sono strangozzi un po’ particolari, come lei del resto, che quando lasciai il figlio mi minacciò di morte violenta, ma questi, a differenza di lei, almeno sono buoni. Le voglio comunque dedicare quello che lei non avrebbe certo desiderato per me:

Happy di Pharrell Williams

Ingredienti:

4 albumi
300 gr. di farina di grano duro (credo che i veri strangozzi siano con farina 0)
(la regola comunque è il peso degli albumi più il doppio del peso in farina)
50/70 gr. di spinaci freschi (aggiunti  liberamente della suocera)
Acqua a necessità
Un poco di sale

Procedura:

Tritate gli spinaci lavati ed asciugati bene con un po’ di farina, quindi impastate con il resto della farina, il sale, gli albumi ed eventualmente dell’acqua se ce ne fosse bisogno. Ovviamente l’operazione può essere fatta a mano o con un qualsiasi attrezzo che sia mixer, Bimby, Kenwood.. L’impasto dovrà risultare elastico. Fate riposare la pasta a campana, con una ciotola sopra, per una mezz’ora e poi stendetela e tagliatela come dei tagliolini stretti (chi ce l’ha usi la trafila degli spaghetti alla chitarra) ma un poco più spessi. Il grande vantaggio di questa pasta è che praticamente non scuoce e poi è molto utile in caso di avanzo di albumi da precedenti preparazioni. Si conserva bene ma tanto finisce subito. Io di solito la condisco semplicemente con sugo di pomodoro oppure con il tartufo, quando sono particolarmente fortunata, ma in quel caso ometto gli spinaci.

 

 

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Questa ricetta è in realtà un mix che proviene per quel che riguarda la forma da qui spiegata alla perfezione dall’Araba Felice, mentre per quel che riguarda la ricetta vera e propria,  dalla ricetta del pane pugliese tipo Altamura delle sorelle Simili. La farina rimacinata di grano duro Senatore Cappelli la prendo dall’azienda agricola biologica Floriddia e la qualità della farina fa davvero la differenza.

Ingredienti: (per due ghirlande)

Per la biga
120 g di farina di semola di grano duro
80 g acqua
2 g lievito di birra
Sciogliete il lievito in acqua e poi unite la farina. Impastate bene e poi fate riposare per 18/24 ore, di più meglio di no, altrimenti occorre diminuire il quantitativo di lievito.
Per l’impasto:
1 kg. di farina di semola di grano duro
600 g acqua
20 g di lievito di birra
20 g sale
Quando le 18/24 ore saranno trascorse,  prendete un contenitore capace e versatevi la metà del quantitativo di acqua, unite un terzo della farina ed il sale ed incominciate ad impastare, poi unite il resto della farina ed il resto dell’acqua alternandole. Togliete l’impasto dal contenitore ed incominciate a batterlo bene sulla spianatoia finchè l’impasto non diventerà ben elastico. L’impasto non deve assolutamente essere appiccicoso. Ora far riposate ancora un’ora e mezza in una terrina ben oliata e coperta. Trascorso il tempo di riposo rovesciate l’impasto sulla spianatoia infarinata, lavorate un poco e dividete a metà. Di ogni metà fate una bella paletta che poi bucherete con il pugno come da istruzioni dell’Araba felice nel suo post e poi allargate bene il cerchio fino a formare una corona. Spolverizzare di farina e fate riposare un quarto d’ora. Poi, con delle forbici affilate, fate dei tagli tutti intorno con le lame parallele alla ghirlanda. Alzate poi le punte con delicatezza voltandole verso l’esterno. Fate riposare nuovamente 15 minuti e poi cuocete a 210 per una ventina di minuti e poi altri 20 a 190. Decorate l’interno in base al periodo.
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Alda Muratore era, per chi come me si avvicinava con mooooolta lentezza al mondo del food in rete, un’autentica istituzione. Era sempre la prima a risponderti sul Forum della Cucina Italiana quando avevi dubbi su qualcosa che per lei era molto probabilmente scontato ma per te no, era umile, gentile, non ti dava mai l’impressione di “quella che insegna a chi ne sa meno”. E così, quando sul web è trapelata la voce della sua scomparsa, nonostante io non l’avessi mai conosciuta di persona e con lei avessi solo, a volte, comunicato via forum, sono rimasta veramente male, incredula, perché lei, attraverso le sue ricette, era veramente entrata a far parte della mia famiglia. In casa tutti conoscevano il suo Plum Cake, la sua Torta Alsaziana di mele, i suoi muffins 4 quarti, i suoi biscotti di pasta frolla. Senza far rumore,  piano piano era diventata una di noi, aveva partecipato ai compleanni, ai Natali e li aveva impreziositi con le sue stupende ricette. E’ per questo che le sono così grata. E’ anche grazie a lei che quando mio figlio crescerà, potrà riandare con il ricordo ad un’infanzia che assocerà per sempre ad una cucina calda, profumata di vaniglia e mela, di biscotti appena sfornati.. E ora basta, sennò mi commuovo!

 

Ingredienti:
uova 3/4 pesate con il guscio
stesso peso di burro, zucchero e farina
2 cucchiaini di lievito per dolci
scorzette di arance oppure di limone

 Montate con le fruste o con la frusta della planetaria il burro con lo zucchero fino ad ottenere una crema, poi aggiungete le uova una per volta alternandole con cucchiaiate di farina già mescolata con i due cucchiaini di lievito setacciati. Unite all’impasto delle scorzette di limone o di arancia tritate, poi versatelo in una teglia da plum cake unta di burro e spolverizzata di farina e cuocete a 200° per i primi 5 o 6 minuti,poi per 10 minuti a 180° e gli ultimi 25,30 a 160° (metodo Montersino). Appena fredda, spolverizzate di zucchero a velo e tagliate a tranci che possono poi essere congelati singolarmente e tirati fuori al mattino pronti per lo zaino. Il tempo di arrivare all’intervallo e saranno perfettamente scongelati e a temperatura ambiente. Uno snack box sano se non proprio dietetico…

Varianti: gocce di cioccolato, canditi, uvetta, cioccolato grattugiato oppure cioccolato fuso aggiunto a metà dell’impasto e poi i due impasti alternati nella teglia per ottenere un effetto bicolore.
Questa volta e per la prima volta, ho usato la farina Petra 5 per l’impasto. Temevo una colorazione tendente all’integrale che sicuramente mio marito avrebbe guardato con sospetto, dato che la Petra 5 è comunque una farina “tutto grano” invece il plum cake è venuto perfetto, un bel colore giallo dorato, perfettamente lievitato e profumatissimo. Farina Petra 5: Promossa a pieni voti. La prossima volta la proverò con una crostata.
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Brodo vegetale 1 lt. e 1/2

Lardo di Colonnata 40 gr.
Pepe nero 
Riso Arborio 250 gr.
sale
Uno scalogno
Vino bianco 2 dl
Castelmagno 100 gr.
Una noce di burro
Sbucciate lo scalogno e tritatelo finemente. Tagliare a striscioline sottili il lardo; scaldate  una casseruola, unite il trito preparato e fate soffriggere il tutto per 3-4 minuti circa.
Aggiungete il riso, tostatelo nel soffritto preparato mescolando in continuazione per circa un minuto e sfumate con il vino bianco. Versate due mestoli di brodo bollente e proseguite la cottura a fuoco dolce aggiungendo il brodo caldo poco alla  volta.

Spegnete il  fuoco, condite con il Castelmagno a scaglie, una macinata di pepe ed una noce di burro, regolate di sale e lasciate riposare coperto per qualche minuto, quindi servite.

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Questa volta ho voluto provare la cottura del pane nel forno a legna ed il risultato non è paragonabile a quello del pane cotto nel forno, ma del resto che ve lo dico a fare…
Dalla ricetta del Nanni

Ingredienti per 6 pagnottine da 100 g circa

 Per la biga
70 g di Farina 00
30 g di acqua
1 g di lievito di birra
Per l’impasto
150 g di farina 00
150 g di farina per pane nero ai 7 cereali
200 g acqua
100 g biga (vedi sopra)
20 g miele
10/12 g d sale
100 g nocciole tostate
50 g gomasio

Procedimento

Ho cominciato preparando la biga 18 ore prima, alle 14 di sabato, per andare ad impastare il giorno dopo, alle 8 del mattino di domenica, così da avere il pane fresco per il pranzo.
Preparazione della biga:
Sciogliete il lievito nell’acqua a temperatura ambiente,  aggiungere la farina 00 ed impastare velocemente fino ad ottenere una pallina bella liscia che metterete in un recipiente che poi coprirete con pellicola. Fate quindi lievitare per 18 ore (Io uso l’interno del forno a microonde  che mi sembra mantenga meglio la temperatura del forno elettrico).
Al mattino sciogliete il miele in 150 gr di acqua ed il sale separatamente, in un bicchiere a parte con i restanti 50 gr di acqua.
Setacciate insieme le due farine quindi aggiungete l’acqua col miele e la biga a pezzettini e poi procedete ad impastare ognuna col proprio metodo. Io, personalmente, impasto con un’impastatrice a bracci e con questa il procedimento è sempre in quest’ordine: prima i solidi e poi i liquidi. Con altre impastatrici è esattamente l’opposto. Alla fine aggiungete l’acqua salata, le nocciole spezzettate (io le metto in uno strofinaccio e le batto con un batticarne) ed il gomasio.
Mettete l’impasto in una ciotola,  coprite con pellicola e fate lievitare al caldo per mezz’ora (in questo caso io uso il forno spento con la lucina accesa). A questo punto formate delle pagnottine e metterle su una teglia foderata con carta forno, coprite con un canovaccio bagnato e poi strizzato e fate lievitare altre due ore.
Preriscaldate il forno a 220°, infornate e cuocete per i primi 10′ quindi abbassate la temperatura a 180° e cuocete per altri 30′ circa.
 A fine cottura spengete il forno lasciandovi le pagnottine ad asciugare con lo sportello aperto.

Ovviamente il procedimento con il forno a legna è stato completamente diverso ma capita raramente, purtroppo, di utilizzarlo. Per chi fosse comunque interessato, il forno è stato preriscaldato il giorno prima e prima che si freddasse ha accolto un bel fiasco di fagioli.
La mattina è stato nuovamente acceso ed ha cotto la sua bella dose di cibarie: lasagne, arrosto di prosciutto, patate, due crostate, castagnaccio e, solo alla fine quando aveva perso un po’ del calore iniziale, le pagnotte. Oltre alla ricetta della Vetrina del Nanni che è stata la base, le varianti (nocciole e gomasio) sono del mio amico Andrea.

 

 


 

 

 

 

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