E quando ormai pensavo che niente potesse più sorprendermi, mi ritrovo ad esserlo grazie a questo gruppo, le bloggalline, termine volutamente ironico autoassegnato da chi, senza voler per forza rientrare in qualche tipo di categoria o di schema ha deciso di fare, nel suo piccolo, la differenza. Mamme, mogli, professioniste, casalinghe, studentesse, un insieme eterogeneo di donne che senza clamore e senza pretese ma con grande impegno, portano avanti il loro blog seguendo un codice etico ben preciso di correttezza e serietà. Le bloggalline ho avuto finalmente l’occasione di conoscerle sabato, alla Villa Il poggiale, a San Casciano Val di Pesa e la cosa mi è piaciuta. Tanto! Donne ironiche, intelligenti, che danno un nuovo significato al sentirsi subito vicine anche se appena conosciute, una riscoperta di quella sorellanza rossa dei flash mob, quando ti senti giusta lì dove sei e così come sei senza dover dimostrare niente a nessuno, in mezzo ad altre come te, sorelle di vita, unite da qualcosa di ancestrale più potente di qualsiasi parola. Ed infatti non c’è stato bisogno di parole per ritrovarci così, insieme, con naturalezza, a ridere di noi stesse e degli altri, con la leggerezza che noi donne sappiamo trovarci dentro, talvolta. E’ stato bello, davvero, ed ora mi ritrovo a chiedermi con nostalgia quando potrò rivederle queste donne che fino a sabato mi erano sconosciute ma diventate improvvisamente volti amici dietro ai loro blog.
E a loro va il mio grazie, davvero.
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In occasione della preparazione del Pandolce Genovese, mi sono ritrovata per l’ennesima volta con un esubero di licoli. Io raramente lo butto. Di solito ci preparo del pane simil arabo, a volte mi butto sui crackers o i grissini ma sono una che si stufa facilmente e così questa volta ho deciso di buttarmi su qualcosa di dolce, tanto per addolcirmi la giornata. Ecco che quindi mi sono messa a spulciare ricette qua e là ma alla fine mi sono decisa a fare di testa mia, un esperimento veloce spinta dalla certezza che comunque vada e qualunque ingrediente uno aggiunga, alla fine l’impasto lievita sempre. Ci potranno magari volere ore in più ma ad un qualche risultato si arriva.
Questo è quello che è venuto fuori. Certo non sono cornetti sfogliati, non c’è nemmeno il burro, ma per colazione, magari ripieni di nutella home made come questi, vanno più che bene.

 

 

Ingredienti:
Per le brioches
350 g di farina Petra 1
100 g di esubero di licoli appena rinfrescato
120 g di latte intero fresco
130 g di zucchero
Un cucchiaio di miele
Un uovo
Zucchero e latte per decorare
Per la simil Nutella
60 g di nocciole
60 g di cioccolato al latte
40 g di cioccolato fondente
100 g di zucchero
70 g di burro
100 g di latte intero fresco
Un bel cucchiaio di questo praliné
Appena rinfrescato il licoli
mettete via quello da riporre nuovamente in frigo e fate riposare per una quindicina di minuti l’esubero da usare per le brioche. Mettetelo poi nella ciotola dell’impastatrice e scioglietelo in un po’ del quantitativo del latte a temperatura ambiente (mettetene un po’ per volta, al bisogno). Aggiungete la farina, lo zucchero ed il miele e incominciate ad impastare a bassa velocità. Solo alla fine aggiungete l’uovo e continuate  finché l’impasto non sarà incordato. Mettete a riposare per una mezz’ora e quindi tirate l’impasto abbastanza sottile formando un cerchio nel quale inciderete i triangoli con un coltello molto affilato oppure con la caccavella apposita. Depositate un cucchiaino di nutella nella parte alta dei triangoli e poi arrotolate fino a formare i cornetti. A questo punto spennellateli di latte tiepido e metteteli a lievitare all’interno del forno con la cucina accesa fino a che non raddoppiano. A me ci sono volute 6 ore ma se è molto freddo ce ne possono volere anche una decina.
A lievitazione avvenuta spennellateli nuovamente con il latte, spolverizzateli ben bene con lo zucchero ed infornateli in forno funzione statica preriscaldato a 180° per 15/20 minuti circa.
Per la simil nutella è necessaria una piccola precisazione: il sapore è ottimo, a noi piace molto più della nutella vera e poi il praliné le dà anche una marcia in più, però la consistenza non è esattamente come quella industriale e quindi tende a sciogliersi e a colare fuori dai cornetti. Le scelte sono due: o vi comprate la versione originale oppure fate come noi e leccate tutta quella che fuoriesce e poi, eventualmente, una volta cotti, se la dose di cioccolato non vi saziasse, li aprite e ne spalmate ancora.
Fate voi!
Per la simil nutella frullate le nocciole con lo zucchero in un mixer quindi, in un pentolino antiaderente, riscaldate il latte con il burro a fuoco bassissimo, aggiungetevi il cioccolato sciolto al microonde o a bagnomaria, la polvere nocciole e zucchero, un’altra mescolata e poi via dal fuoco. Aspettate che si freddi un pochino quindi incorporatevi un bel cucchiaio di praliné e travasate in un barattolo che poi metterete in frigo. Si conserva per 2, massimo 3 settimane ma a noi non dura mai così a lungo!
English version:
 
Awaiting to prepare my Pandolce Genovese, I have found myself, again, with a part of my liquid sourdough starter which I should throw away after the refresh but I rarely do it. Sometime I prepare pita bread, sometime crackers or bread sticks but I’m already bored with these recipes so this time I have decided to cook something sweet to sweeten the day. So, after a quick search here and there I have decided to put together a recipe because I know that a way or another, one hour more or one hour less, the dough will finally raise. These brioches are the result.
Obviously they are not croissants (that’s not even butter in the ingredients) but for breakfast, spread with jam or nutella, they are just fine.
Ingredients:
For the brioches
350 all purpose flour
100 g of liquid sourdough starter just refreshed
120 g fresh all fat milk
130 g sugar
A tablespoon of honey
An egg
Sugar and milk to decorate
For the nutella
60 g of hazelnuts
60 g of milk chocolate
40 g of dark chocolate
100 g of sugar
70 g of unsalted butter
100 g of fresh full fat milk
A tablespoon of this praliné
Just after you have refreshed your liquid sourdough starter, put away the starter you are going to keep in your fridge and let the starter you are going to use for the brioches stand for 15 minutes. Put in in your stand mixer bowl and mix it with the lukewarm milk but not all of it. Keep a bit just in case you need it. Add the flour, sugar and honey and begin to knead at low speed. Only at the end add the egg and continue to knead until the dough will be smooth and elastic. Let it rest for half an hour then roll it out to form a circle you will cut by a knife in triangles. Fill the upper part of the triangles with a teaspoon of Nutella and then roll them up to form the croissants. Brush with lukewarm milk and leave to raise inside your oven with the light on until they double. With this unusual warm weather it took only 6 hours but if it’s really cold it could take easily 10. When they have raised brush again with milk, sprinkle it well with grain sugar and bake in preheated oven at 180° for 15/20 minutes.
For the home made Nutella I have something to say. Although the taste is great, even greater than the industrial version, especially with the praliné, the texture is a bit creamier so it tends to melt and come out a bit from the brioches. The choices are two: either you buy the original or you do as we do and lick all over what’s coming out and then, when the brioches are cooked and cooled, spread them again with the Nutella home made.
For the Nutella hand made blend the hazelnuts together with the sugar then, in a non sticking saucepan, heat the milk and butter on a very low heat, add the chocolates you will have melted in the microwave, the hazelnuts and sugar and take immediately out of the heat. Wait for the Nutella to cool, stir in a tablespoon of praliné, pour in a jar and store it in the fridge. It will keep for two, maximum 3 weeks but trust me, it never last that long!
Brioches subito servite su di un bel vassoio a Panissimo dalla mia tesora Sandra che oggi compie gli anni e naturalmente anche a Barbara di Bread & Companatico
e dalla gemellata polacca Zapach Chleba

 

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I biscotti di Woody

by burroemalla

 

 

Oggi, invece di tante tristezze vi racconterò una fiaba perché una storia del genere sembra appunto questo: una fiaba. Una fiaba che parla di quanto le donne sappiano essere forti, quando serve davvero.
Francesca, la chiameremo così,  è un’italo argentina che ha molto girato nella sua vita e che molto si è data da fare. In cerca di lavoro ha lasciato casa sua e si è trasferita in Francia dove pian piano è riuscita a farsi una posizione partendo dal gradino più basso fino a diventare responsabile di un hotel a Parigi. Le si è offerta la possibilità di un miglioramento e lei, senza farsi fermare dal fatto che avrebbe dovuto cambiare nuovamente, dopo anni, le sue certezze ed i suoi punti fermi, ha mollato tutto ed è approdata a Milano. Ha fatto carriera anche qua perché Francesca è una donna molto in gamba,  è intelligente ed intraprendente. A Milano ha conosciuto suo marito e dopo un pò hanno deciso di comune accordo che c’era la necessità di un cambiamento, di un rallentamento dei ritmi, del prepararsi nel migliore dei modi a diventare una famiglia. E così Francesca ha di nuovo mollato tutto e con la sua famiglia che nel frattempo era cresciuta, si è trasferita in Toscana dove, grazie al suo lunghissimo curriculum, ha ottenuto un posto di responsabilità in un famoso hotel. Ma presto il terzo figlio, il più piccolo, ha incominciato a manifestare un certo disagio che, hanno sentenziato i medici, derivava dal poco tempo passato con la mamma che, per la sua posizione, era molto occupata e quindi spesso fuori casa. E allora Francesca si è inventata, di nuovo, una vita diversa ed ha aperto, insieme a suo marito, un piccolo agriturismo, molto carino e ben curato, sulle colline toscane. Francesca è un’ottima cuoca e quindi ben presto l’agriturismo ingrana, i clienti non mancano e nel frattempo trova anche il tempo per crescere, e bene, i suoi tre stupendi ragazzi. Ma poi, come in tutte le fiabe che si rispettino, arrivano i problemi. Tanti dei suoi clienti sono italiani e quando la crisi comincia a farsi sentire, il numero diminuisce fino a che la famiglia si trova in difficoltà. Il marito di Francesca non è Francesca e d’altronde ognuno ha il proprio carattere e non se la sente di mettersi a cercare lavoro distante da casa dato che in zona non si trovano grandi e neppure piccole opportunità;  così Francesca si rimette in gioco, per l’ennesima volta. Spedisce curriculum in ogni dove, ricevendo sempre la stessa risposta negativa perchè in Italia non trovano lavoro i giovani quindi figuriamoci una donna alla sua età, 53 anni. Non ha alcuna chance e così prende una decisione:  partirà  per andare a cercare lavoro a Londra e spedirà quello che riuscirà a tirar su ogni mese alla famiglia. E Francesca parte davvero. Arriva a Londra con un biglietto di sola andata e due notti pagate in un alberghetto e comincia a battere letteralmente la città alla ricerca di un lavoro. Anche a Londra però questo incomincia ad essere un problema, soprattutto a causa di tutti gli europei che, senza possibilità alcuna in casa, si trasferiscono lì con il miraggio di una vita migliore. Ma Francesca non si fa fermare da questo. Si trasferisce in un appartamento in periferia che ovviamente deve condividere, si compra una vecchia bicicletta per non spendere in mezzi pubblici e continua la sua ricerca. A Londra perlomeno risolve l’impedimento principale a trovare un lavoro, la sua età, infatti nei curriculum o nei colloqui è proibito chiedere l’età perché viene considerata  discriminazione.
Finalmente trova lavoro in un ristorante turco. Lavora dalle 5 del mattino fino alle 16 quando, correndo sulla sua bicicletta usata, si trasferisce in un’altra zona dove lavora altre 3 ore. A pranzo mangia un panino, a cena poco di più, gira in bici, risparmia su tutto ciò che può ma nonostante questo non riesce a mandare a casa più di tanto perché le spese sono comunque quelle di una grande città. La notte piange, per la nostalgia dei suoi figli e per la paura di non farcela, di non riuscire ad essere d’aiuto alla sua famiglia. Poi, pian piano le cose incominciano a girare. Trova lavoro in un grande magazzino sul genere della Rinascente, il salario aumenta ma lei continua comunque, instancabilmente, a lasciare curriculum nelle agenzie. Ed ecco che un giorno la contatta una di queste proponendole un incontro con una signora russa che sta cercando una segretaria personale. Lei si presenta al colloquio che avviene nella “casa” della signora, un lussuoso appartamento con vista su Hyde Park. Il lavoro che le viene proposto è quello di segretaria tuttofare con mansioni che vanno dal badare il figlio di nemmeno un anno, all’organizzazione di feste come anche alla gestione dell’amministrazione semplice della casa, tutte cose che Francesca può fare ad occhi chiusi. Il salario è ottimo, lei si dovrà avvicinare alla famiglia trovando un appartamento in zona ma l’affitto le sarà pagato in parte dalla sig.ra russa, quindi questo rappresenterebbe un notevole miglioramento delle condizioni di vita. C’è solo un piccolo intoppo: deve essere disposta a vivere all’estero almeno 4,5 mesi all’anno. “Ma io ho tre figli che già così riesco a riabbracciare solo ogni 3 o 4 mesi. Come potrei fare se dovessi passare 4 o 5 mesi in un paese lontano? Non mi posso permettere di pagare il volo”. “Ma non andiamo tanto lontano cara” le risponde la sig.ra russa. “Questi mesi li passiamo in Italia”. Francesca fa due rapidi conti: se anche la portassero a Canicattì oppure al confine con la Svizzera, avrebbe la possibilità di vedere i suoi figli comunque più di quanto non li veda ora, quindi chiede alla sig.ra: “Dove, precisamente, in Italia?” “Ah, non ricordo mai il nome, Pappiaia, Pacchiaia, qualcosa del genere, comunque guarda, ti faccio vedere la cartina” e le indica su di una cartina il paese dove la famiglia si trasferisce, una volta all’anno, per 4,5 mesi. Francesca guarda la cartina e poi incomincia a piangere e piangerà così tutto il giorno, perché il paese è esattamente a 15 km da casa sua, proprio lì che i russi hanno comprato una villa con un’assurdità di ettari di terra intorno come compleanno per la figlia di 18 anni e che vogliono far diventare una residenza di lusso per artisti. E così Francesca è di nuovo qua, a casa. Le hanno dato un appartamentino vicino alla villa dove, la sera, i suoi figli la possono raggiungere e quando tornerà a Londra, prenderà in affitto un posto dove magari ospitarli se decidessero di studiare lá.
E questa è la fine della storia di Francesca, una storia che parla di coraggio, di sacrificio e di impegno premiato.
E con quali parole più adatte di queste posso chiudere questo post?
Fanno delle cose, le donne, alle volte, che c’è da rimanerci secchi. Potresti passare una vita a provarci: ma non saresti capace di avere quella leggerezza che hanno loro, alle volte. Sono leggere dentro. Dentro.
A. Baricco – Oceano mare
Questi deliziosi biscottini li ho visti qui, nel condominio delle più simpatiche svalvolate del pianeta, proposti da Maria Teresa, accipicchia a lei che tutte le volte mi fa prendere qualche kg con le sue ricette, che a sua volta li aveva visti qua. In questa complicatissima catena di Sant’Antonio una cosa è certa: questi biscottini creano una vera e propria dipendenza. E poi non dite che non vi avevo avvertito eh..
Ingredienti:
120 g di cioccolato fondente
100 g di cioccolato al latte
200 g di farina (io Petra 5)
100 g di burro
100 g di zucchero
2 uova
1 cucchiaino di lievito in polvere
Granella di zucchero per decorare i biscotti
Ho fatto sciogliere i cioccolati a pezzettini insieme al burro nel microonde ma se non avete il microonde basta un bagnomaria. Nel frattempo ho montato le uova con lo zucchero nella ciotola del Kenwood a vel. 5 per 5 minuti. Il composto dovrà diventare chiaro e spumoso. Vi ho poi versato i cioccolati col burro ed ho continuato a montare finché il composto non ha cambiato consistenza. Ve ne accorgerete perché diventerà pian piano più sodo. Ho aggiunto la farina setacciata con il lievito ed ho continuato a montare a vel. 3 fino a quando il composto non ha incominciato ad essere troppo sodo. Non dovrà assolutamente colare via dalle fruste.
Ho lasciato in frigo a riposare per 3 ore e quando è finalmente diventato gestibile ho preriscaldato il forno a 180°, ho prelevato delle palline piccole come nocciole che ho adagiato con delicatezza su di una teglia da forno coperta da cartaa forno, ho decorato con la granella di zucchero ed ho cotto come da precise istruzioni per 13 minuti esatti.
Successo garantito!
English version
Today, instead of sad things like my last post, I will tell you a fairy tale because this story seems more a fairy tale than reality. A fairy tale that speaks of women, of how women can be strong if needed, strong as rocks, mighty as oaks.
Francesca, that’s how I will call her, is an italo-argentine who has always done very much in her life. She has left Argentina looking for a job and she has moved to France where she had slowly moved from the lowest position to be a manager in a hotel in Paris. Then she has been offered a better position and, without being stopped by the fact that she had to start all over again, she left France and landed in Milan. Here she also made good, because she is an intelligent and willing woman. In Milan she met her husband and after a while they decided that it was high time for a change, a slowdown of the rhythms to start a family. So Francesca dropped again everything and, with her family who had  grown, she moved to Tuscany where, thanks to her experience, she immediately got a job with a good position in a local hotel. But very soon her third son, the youngest one, begins to show some kind of problem that, the doctors say, depend on the poor time the mother spends at home. So Francesca invents again a new life and open, together with her husband, a small bed and breakfast, very nice and cozy, on the Tuscan hills. Francesca is a very clever cook and soon the B&B start to work vey well and in the meantime she even manage to grow her three beautiful kids. But, as always in fairytales, problems begin. Many of their clients are Italian and, as the crisis begins to bite, the clients become fewer and fewer until the family is in trouble. Francesca’s husband is not Francesca, and he cannot bring himself to change his life and go somewhere else to look for a job because in the area there are not opportunity left for them, so Francesca, again, has to do something. She is now 53 and in Italy there aren’t jobs for younger, let alone for someone her age. So, she takes a difficult, almost impossible decision for a mother: she will go to London to look for a job and each month she will send home whatever she manage to save. And Francesca leaves Italy. She arrives in London with a one-way ticket and two nights already paid in a small hotel and she begins to search the city for a job. Even in London, however, its starts to be a problem to find it because so many Europeans move there because of the crisis in their countries. But Francesca cannot be stopped. She moves to an apartment in the suburb where she shares bathroom and kitchen, she buys an old bicycle because the transports are too expensive and she continues her search. One problem at least is solved: in her curriculum she doesn’t have to put her age because in England it is considered discrimination.
She finally finds a job in a Turkish Restaurant. She works from 5 am to 4 pm and then she moves with her bicycle to another area where she works other 3 hours. For lunch she eats a sandwich, for dinner not much more, she goes around by bike, she saves on everything she can  but still this is not enough because London is a very expensive city and at night, she cries for her kids and for the fear of not being able to help her family. Then, slowly, things start to change. She finally finds a good job in a sort of department store and her wage increases a bit, but she still continues tirelessly to leave curriculum in agencies. And then, one day, one of these contacts her proposing a meeting with a Russian lady who is looking for a personal secretary. The interview takes place in the lady’s “home”, a luxury apartment overlooking Hyde Park. The job she proposes to Francesca is easy: she will have to look after the lady’s child, do some party organization as well as to manage the house administration, all thing Francesca can do easily. The salary is very good, she will have to find an accommodation in the area but the Russian lady will pay for a part of it so it would be a big improvement to her life but, unfortunately there is a but: Francesca must be available to live abroad for 4,5 months a year. “But I have three kids who I hardly manage to see living in London. What could I do if I were to move very far from them? I cannot afford an expensive ticket” “But we won’t go that far, dear” assures her the Russian lady. “We will spend these 4,5 months in Italy”.
Francesca frantically think: if they could even take her to Sicily, in the far Sud or close to Switzerland, in the far north, she would have bigger chances to see her kids than if she were in London. Then she asks the Lady: ” Where, precisely in Italy?” “Ah, sorry, never remember the name. It’s something like Pappiaia, Pacchiaia, something like that. Let me show you on a map” and indicates the place where Francesca will have to spend at least 4 months every year. Francesca looks at the map and then begins to cry and she will cry all the day long, because the place it’s 15 km away from her home. The Russians have bought there a beautiful villas with hundreds of hectares as a birthday for their daughter’s eighteen birthday and they want to make there a luxurious residence for famous artists. So now Francesca is there, at home. They have given her a small flat close to the villa where, in the evening her sons are able to reach her and, when she will return to London, she will rent a place where they will be able to stay, in case they decided to study there.
And this is the happy ending of the story, a story made of courage, sacrifice and commitment.
And what better words to close my post if not these?
Women do things,sometimes, you could drop dead.
You could spend a lifetime trying but you would never be able to have that lightness they have, sometime. They are light inside. Inside.
A. Baricco – Ocean Sea
Ingredients:
120 g of dark chocolate
100 g of milk chocolate
200 g of plain flour
100 g of butter
100 g of sugar
1 teaspoon baking powder
Grain sugar to decorate cookies
I have melted the two chocolates together with the butter using the microwave. Meanwhile I have beaten the eggs with the sugar in the Kenwood bowl for 5 minutes at speed 5. The batter will become light and fluffy. I then poured inside the bowl the two chocolates and butter and I continued to beat until the mixture changed texture. You’ll understand because it will become harder. I added the flour sifted with the baking powder and continued to beat at speed 3 until the batter did stick to the whisk.
I left it in the fridge for 3 hours and when it finally became manageable I preheated the oven at 180°, I made small balls as big as an hazelnut that I laid on a tray covered with greaseproof paper, I decorated the cookies with the grain sugar and cooked for exactly 13 minutes.
Believe me: success guaranteed!

 

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E guardo dalla finestra le nuvole gonfie di pioggia e mi sento sola, sola come non mai e niente aiuta e niente consola e penso che se fossi una che beve forse questo sarebbe il momento per ubriacarsi ma io non bevo e allora mi lascio cullare dal movimento delle mani che trovano da sole il loro ritmo accarezzando l’impasto e finalmente mi perdo.
Quando ho visto questa ricetta, sul blog della straordinaria Valentina ho saputo immediatamente che quella sarebbe stata la mia prossima ricetta e questo non solo perché Valentina, che ho avuto il piacere di conoscere al Cibus di Parma in occasione della premiazione del Molino Grassi, è una garanzia. In questo periodo, a causa di una stagione che, acqua a parte, ricorda più la primavera che l’autunno, i prodotti di stagione sembrano fuori posto come i lamponi a dicembre e io che invece il freddo lo attendo con spasmodica impazienza cucino i fichi, le castagne, la zucca come per una sorta di scaramanzia; quasi un richiamo per pregarlo di non tardare ulteriormente. Il pane in questione è al di là di ogni aspettativa. Un pane nel quale quasi non si riesce a tenere all’interno tutto il ben di Dio che contiene, che infatti disordinato fuoriesce e fa capolino qua e là, come una promessa di quello che ha a venire quando si attaccherà il primo morso. Io non so come abbia fatto la Valentina a tenere i suoi torchon così composti, certo è che io non ci sono riuscita, basta osservare le foto. Questo pane, in tutta la sua magnificenza, sarà sul tavolo al pranzo di Natale con accanto quella che ho scoperto essere il suo compagno di diritto: il gorgonzola.

 

Questa è la ricetta con appena qualche modifica data dagli ingredienti che avevo in casa:
Ingredienti per il poolish
100 g di semola Kronos Molino Grassi
125 g di acqua
20 g di licoli rinfrescato
Ingredienti per l’impasto
450 g di farina integrale di farro Molino Grassi
400 g di semola Kronos Molino Grassi
600 g di acqua
225 g di poolish
5 g di lievito di birra
20 g di sale
Un cucchiaio di miele di arance siciliane bio
180 g di noci sgusciate
250 g di fichi tagliati a pezzi grossolani
Per prima cosa, la sera verso le 20 ho preparato il poolish sciogliendo il licoli rinfrescato due volte in acqua appena tiepida e mescolandovi poi la semola. Otterremo una pappetta che faremo riposare coperta da pellicola trasparente a 18-20° per almeno 10 ore.
Al mattino verso le 8 ho messo nella vasca della Miss Baker il poolish con 500 g di acqua a temperatura ambiente nella quale avevo sciolto il lievito di birra ed il miele e dopo aver mescolato un poco ho aggiunto le due farine setacciate ed il sale ed ho incominciato ad impastare, inizialmente a vel. 2 passando poi alla 3 dopo cinque minuti. Io non ho avuto bisogno di aggiungere gli ultimi 100 g di acqua rimasta. Dopo altri 5 minuti ho aggiunto le noci ed i fichi ed ho impastato a sufficienza per incorporarli nell’impasto.
Ho poi fatto riposare per nemmeno un’ora e mezzo (ancora questo maledetto caldo fuori stagione) facendo qualche piega ogni tanto. Ho poi spolverizzato la spianatoia di farina di farro, ho appiattito l’impasto e poi ho fatto delle striscette di una ventina di cm e larghe la metà. Ogni pezzo è stato poi attorcigliato finché lo consentivano i fichi e le noci che uscivano da ogni pertugio e poi ho fatto nuovamente lievitare per un’ora.
Ho cotto a 210° con forno già preriscaldato e con una ciotola colma d’acqua che ho infilato in forno insieme ai torchon per una trentina di minuti senza aprire lo sportello a fessura negli ultimi dieci minuti come consigliato semplicemente perché me ne sono dimenticata
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La mia seconda grande passione dopo la panificazione è di sicuro la pasta fresca e devo dire che c’è n’è di che sbizzarrirsi. Potrei impastare un tipo di pasta diverso al giorno per un anno. In Italia ci sono testimonianze addirittura risalenti agli Etruschi di matterelli, spianatoie e rotelle per tagliare, nel mondo latino si usava il termine laganum per indicare un impasto di acqua e farina tirato e tagliato e il Boccaccio nel suo Decameron narra:

« …una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva… »
I formati che si sono venuti a creare nei secoli sono i più svariati e con i nomi più fantasiosi, dai pici ai cavatelli, dai pizzoccheri agli strangozzi, dalle sagne ai bigoli con gli stessi nomi che rappresentano a volte formati diversi a seconda della regione. Questa ricetta è la ricetta degli strozzapreti ma a volte però, con lo stesso nome, viene indicato un formato di tipo diverso, che si ottiene arrotolando strisce di pasta intorno al dito o ad un bastoncino.


Ingredienti:
Per gli strozzapreti
230 g di semola di grano duro
70 g di farina di castagne
Un pizzico di sale
Acqua quanto basta
Per il sugo di porri
4 porri
Uno spicchio d’aglio
Tre cucchiai d’olio
Sale e pepe
Per gratinare
150 g di scamorza affumicata 
Per gli strozzapreti:
Pesate le farine e setacciatele, quindi trasferitele su di una spianatoia oppure all’interno di una grande ciotola. Fatene un bel monticino con una cavità al centro ed incominciate a versarci l’acqua un poco per volta, mano a mano che la mescolate con le farine. L’impasto dovrà risultare elastico e non troppo morbido. Fate riposare almeno mezz’ora protetto da pellicola e poi dividetelo in pezzature che arrotolerete in cilindri di circa 1 cm e mezzo di diametro e poi in ulteriori tocchetti di 4 cm. Ora dovrete prendere ogni tocchetto e farlo rotolare sul palmo della mano sinistra premendo con le dita della mano destra così e poi trasferite gli strozzapreti su di un vassoio spolverizzato di semola.
Per il sugo:
Tritate l’aglio e la parte bianca dei porri e fateli rosolare in una padella con l’olio.
Insaporite con sale e pepe e lasciate stufare a fiamma bassa per 10, 15 minuti finché i porri non saranno morbide e poi, usando un frullatore ad immersione, date una frullatina in modo da ottenere una bella cremina. 
Fate cuocere gli strozzapreti in abbondante acqua salata, scolateli e conditeli con la crema di porri. Trasferiteli in una pirofila da forno, cospargete con la scamorza affumicata grattugiata, date un’ultima spolverizzata di pepe macinato e quindi gratinate passando sotto il grill fino a che la scamorza non avrà formato una bella crosticina.
English version




My second passion after baking bread is certainly making fresh pasta and I must say that there’s a lot to enjoy with. I could knead a different type of pasta each day for a year. In Italy you can find evidence dating back to Etruscans, with rolling pins and pasta cutters, in the latin world the word Laganum was used for a dough of flour and water that was cut in stripes and the poet Boccaccio, in his Decameron wrote:

« …una contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce, e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e raviuoli, e cuocergli in brodo di capponi, e poi gli gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva… »
Ingredients
For the strozzapreti:
230 g of durum wheat semolina
70 g of chestnut flour
A pinch of salt
Water as needed
For the sauce:
4 leeks
A clove of garlic
Three tablespoons of extra virgin olive oil
Salt and pepper
150 of smoked scamorza or mature cheddar
For the strozzapreti
Weight the two flours and sift them together then transfer onto a wooden surface or in a large bowl. Make a well in the flour and begin to pour the water little by little as you knead the dough.
The dough should results elastic and not too soft. Let it rest for at least half an hour protected by plastic wrap, then divide it into pieces that you will roll into cylinders of approximately 1,5 cm in diameter and then cut the cylinders in pieces of 4 cm each. Now yo will take them one by one and roll in the palm of your hands like you can see here.
Transfer the strozzapreti on a tray dusted with the semolina.
For the sauce:
Chop the garlic and the white and softer part of the leeks and put in a pan with the olive oil.  Season with salt and pepper and sauté on low heat for 10/15 minutes until the leeks will be soft, then using an immersion blender, mix to get a nice, creamy sauce.
Cook the strozzapreti in salted water, drain and dress with the leeks cream. Transfer the pasta to a baking tray greased with oil, sprinkle with the grated smoked cheese, season again with freshly ground pepper and pass under the grill until the cheese will have formed a nice crust. 

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