Uno dei film più toccanti che io abbia mai avuto la fortuna di vedere…

Metti una manifestazione come quella del Cibus a Parma, manifestazione internazionale con i migliori prodotti dell’universo agroalimentare e metti una premiazione, quella del Molino Grassi per il contest IMPASTANDOsIMPARA ospitato dalla Valentina di Non di solo pane ed organizzato dal Molino Grassi. Otterrai un appuntamento imperdibile anche perché mi sono orgogliosamente piazzata al 3° posto con queste stelle e sarei stata tra le premiate.

Ora, in condizioni normali non avrei preso in considerazione l’evento a causa delle ovvie difficoltà organizzative (giornata lavorativa e scuola perse, tentennamenti dei maschi di famiglia, viaggio..) ma evidentemente il messaggio che il mio primo premio da food blogger era importante per me è stato recepito e così siamo approdati al Cibus.
La manifestazione è diversa anni luce dal Taste di Firenze che è il mio unico metro di paragone per quello che riguarda l’alimentare. Qui si respira un’aria “industriale” che il Taste non aveva, infatti era dedicato alle eccellenze enogastronomiche italiane. Qua a Parma invece ci sono tutti i grandi marchi, da Barilla a Mutti e la differenza si vede tutta negli stand dove sono stati spesi, appare subito evidente, un sacco di soldi. Gigantografie colorate, auto riempite di pasta o di confezioni di polenta, botteghe intere ricreate, cartelloni luminosi. Bimbo e marito si aggiravano come Alice nel paese delle meraviglie riempiendosi bocca e, mi vergogno a dirlo, pure tasche, di caramelle sgargianti e cioccolatini ripieni di Strega, assaggini di risotto e purè al tartufo (questi in tasca no), pasta spadellata in diretta dagli chef dello stand della Barilla, gelati e granite alla Fabbri, salumi e formaggi di ogni tipo, il che mi ha portato nuovamente a notare come, in Italia, la distribuzione fatichi a proporre i vari formaggi italiani al di fuori della loro zona, a volte addirittura della loro provincia ed è un vero peccato perché di varietà ne avremmo secondo me tante più dei francesi ma non abbiamo la possibilità di provarli. Ok che alcuni di questi hanno una produzione limitata ma che a Pisa non si trovi il Castelmagno oppure il Raschera e che in Veneto in alcuni supermercati non si trovi neppure il pecorino toscano francamente mi sembra ridicolo..
Comunque, dopo la nostra scampagnata tra i vari stand è arrivata l’ora della premiazione. Le prime classificate erano già lì dal mattino ad impastare ciò per il quale avevano vinto insieme alla Valentina che si è veramente fatta in quattro e ad Ezio Rocchi che ci ha deliziate con la sua focaccia genovese per la quale ha usato una nuovissima farina del Molino Grassi apposita appunto per la focaccia ma sfortunatamente non ancora in vendita.  Oltre alla soddisfazione per essere stata premiata, ho conosciuto altre food blogger e pure qualche bloggallina e già questo avrebbe meritato il viaggio. Ljuba di Solo un velo di farina e poi Teresa, Alessandra e Giulia che erano le vincitrici e ancora Elisa,   Morena, Elisabetta, simpaticissima, Morena, Roberta e Cecilia.
E poi c’è stata la sorpresa finale: 10 kg di farine dei vari tipi offerte dal Molino Grassi e ragazzi, se son buone. Già in lievitazione il pane regalatoci da Valentina ma in versione multicereali, poco saraceno e noci.  Comunque, una bellissima esperienza che mi invoglia come non mai ad impegnarmi per partecipare al prossimo raduno delle bloggalline. Troppo bello trovarsi tra sole donne ogni tanto..

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Gran bella stanza la cucina. La più bella di tutte e così per me è sempre stato, molto prima di diventare una food blogger. Come ho scritto nel mio profilo, in casa mia la cucina è la stanza dove si riunisce alla sera la famiglia, è la stanza più calda, profumata, sempre con la musica a palla ed il forno rigorosamente acceso. Non avrei mai pensato di presentarvela. Di solito presento i piatti che qui cucino, ma poi è arrivata quest’idea da Betulla che ha deciso che di contest di piatti ve ne erano già un’abbondanza ed ha deciso di farne uno sulle cucine delle food blogger e quindi perché no? 

Dunque vi presento la mia.
Io ai fornelli, mio figlio che studia o legge o mangia ed il marito dentro e fuori perché in casa non gli permetto di fumare. La nostra cucina inizialmente era al primo piano ma mio marito ha pensato bene, quando io ero all’ottavo mese di gravidanza, di spostarla al pianterreno e devo dire che, a parte il disagio di avere i muratori in casa che mi facevano venire le contrazioni dalle martellate, la scelta è stata una scelta felice. 

Ora la mia cucina dà direttamente sul giardino, è molto luminosa, non devo più impazzire su e giù per le scale trascinandomi spesa e bottiglie e la tovaglia la scuoto direttamente sull’erba e così ho anche sempre pieno di uccellini davanti alla porta.. Sopra l’arco ho i nidi di rondini che sporcano un po’ ma che mi rendono grata del fatto che abbiano scelto proprio casa mia e se voglio mangiare fuori è un attimo. Mio marito ha anche voluto fare il piano del tavolo di marmo di Carrara perché nella sua idea, come nella mia del resto, la cucina deve essere un vero e proprio laboratorio quindi le macchie che vengono sul marmo con l’uso non sono per noi un problema ma piuttosto la riprova che qui si cucina per davvero e seriamente. 

Non potrei mai farlo su di un piano che prima va protetto. Gli accessori poi sono -sempre in allestimento- per me, -anche troppi già così come sono- per lui, ma del resto lui sogna una cucina vuota, lucida, sterile come quelle dei ristoranti ma nei ristoranti, alla fine del gran cucinare c’è sempre una squadra che pulisce, non lo fa mica lo chef e poi tanto lui deve pensare solo al mangiare, mica deve cucinarci no?

 Io invece ci ho messo di tutto: Bimby, Kenwood, Miss Baker, Slow Juicer, macchina del caffè ed uso tutto per una cosa o un’altra perché i ravioli o il pane li preparavo anche a Londra in una nano cucina in comune con gli altri inquilini e senza neanche l’aiuto di un frullatore ma le macchine, non ce la raccontiamo, aiutano eccome e a volte ci permettono di fare cose che altrimenti mai avremmo il tempo di preparare, quindi ben venga il loro aiuto. 
In cucina ho anche voluto un piccolo forno a legna ed un barbecue. Si sporca tanto ma che bella la fiamma…

Certo non è che si possa definire una cucina ordinata ma del resto io non lo sono, quindi la mia cucina mi rispecchia in pieno.

Mi dispiace di non potevi offrire nulla ma del resto questa è l’unica limitazione che ancora ci pongono i blog ma in futuro chissà…. Magari si potrà cliccare per un assaggio.
Per ora questo deve bastare!

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-In realtà era lo stupore a fregarlo. Lui non aveva difese contro la meraviglia. C’erano cose che uno qualunque avrebbe tranquillamente guardato, magari ne sarebbe anche stato un po’ colpito, magari si fermava anche un attimo, ma poi era in fondo una cosa come le altre, ordinatamente in fila con le altre. Ma per Morny, quelle stesse cose erano prodigi, esplodevano come incantesimi, diventavano visioni. Poteva essere la partenza di una corsa di cavalli, ma poteva anche essere semplicemente un improvviso colpo di vento, la risata sul volto di qualcuno, il bordo d’oro di un piatto, o un niente. O suo padre sulla sedia a dondolo e Jun che lentamente si volta e rientra in casa. La vita faceva una mossa: e la meraviglia si impadroniva di lui-
A. Baricco Castelli di rabbia

 

Tanto tanto tempo fa i miei genitori avevano una coppia di amici con una figlia più o meno della mia età e ogni volta che ci vedevamo a cena, fosse stato anche 5 volte la settimana, la figlia portava la schiacciata fiorentina fatta da lei. Come se non bastasse, oltre alla noia dello stesso dolce ogni santa volta, c’era anche tutto un cerimoniale da seguire. Alla fine della cena la gentile signora diceva alla figlia: “Carla, vai a prendere la sorpresa”. La figlia si alzava, usciva e rientrava con questa torta in mano, rigorosamente coperta. Con una suspence intollerabile alzava piano piano la carta che la proteggeva e a quel punto partivano gli oh………  deliziati di tutti i commensali. Poi la figlia la tagliava a fette e di nuovo tutti noi scemi, come se fosse la prima volta, giù di ah, e oh, e com’è buona, eccezionale, come lei non la sa fare nessuno (e diciamoci pure che oltre a quella altro non sapeva fare purtroppo). Non c’è da stupirsi quindi se da allora io la schiacciata fiorentina non l’ho più voluta nemmeno vedere, ma sappiamo tutti che la vita è così, uno corre corre corre e poi si ritrova esattamente al punto di partenza e così anch’io dopo tanti anni sono tornata sui miei passi ed ho deciso che dovevo dare un’altra chance alla povera schiacciata. Per dissociarmi comunque dalla schiacciata simil Pan di Spagna che portava la tra l’altro poco simpatica Carla e che era fatta con lievito Bertolini, ho deciso di andarmi a cercare in rete una ricetta di quelle con tutti i crismi, con la pasta madre e possibilmente almeno due giorni di lievitazione e, su suggerimento della gentilissima Antonella del gruppo di Panissimo sono arrivata qui!
La ricetta di Mina è laboriosa e questa schiacciata si prende il suo tempo, ma il risultato lo vale veramente.
E per dissociarmi ulteriormente ho tagliato dei quadrotti individuali e li ho riempiti, invece della classica forma rettangolare
                                                 Alla faccia della schiacciata della Carla!

 

Vi serviranno (oltre alla pazienza)
Per il primo impasto:
280 g di farina 00
160 g del licoli della Sandrina rinfrescato 3 volte
90 g di acqua
80 g di succo di arancia
20 g di zucchero
Per il secondo impasto:
100 g di zucchero (che raddoppierò perché per i nostri gusti lo zucchero era veramente poco)
80 g di burro
20 g di farina
2 uova intere più un tuorlo
Un pizzico di sale
La buccia grattugiata di una grossa arancia
1 g di spezie tipo macis, cannella, chiodi di garofano, pepe (io non l’ho messe)
Panna montata e zucchero a velo per la guarnizione
Esecuzione:
Per prima cosa la sera prima ho mescolato lo zucchero con la buccia grattugiata dell’arancia perché ne assorbisse tutto il profumo per il secondo impasto. Ho proceduto ai rinfreschi del licoli in modo che fosse bello sveglio al momento di andare ad impastare, facendo il penultimo rinfresco prima di andare a letto e l’ultimo al mattino verso le 8. Alle 11 ho messo il licoli con lo zucchero e la farina nella Miss Baker e quindi ho aggiunto l’acqua mescolata con il succo di arancia. A questo punto però la Miss Baker ha dato forfait ed io mi sono ritrovata con l’impasto ancora non impasto nella ciotola, da trasferire nel Kenwood e fosse solo questo… Avevo preparato il primo impasto della schiacciata di Pasqua moltiplicando per due gli ingredienti ed ora avrei dovuto dividerlo per poterlo lavorare. La maledizione della Carla incominciava a diffondersi in casa mia!
Ho completato l’impasto nella planetaria fino a quando non è arrivato a formare il classico velo ed a quel punto ho fatto qualche piega strech and fold ed ho messo a riposare in una ciotola protetta da pellicola dentro al forno con la lucina accesa. . La cosa mi aveva però portato a perdere un sacco di tempo, così la mia tabella è slittata miseramente. Alle 16,30 circa  il primo impasto era lievitato, così l’ho messo nel Kenwood, poi ho sbattuto leggermente le uova e ed ho incominciato ad aggiungere poco per volta un po’ di zucchero, un po’ d’uovo ed una spolverizzatina di farina attendendo ogni volta che incordasse prima di aggiungere un’altra mandata degli ingredienti. Terminato completamente lo zucchero, le uova e la farina, ho introdotto il burro morbido a pezzettini, anche in questo caso aspettando che fosse assorbito completamente prima di aggiungerne altro ed ho aspettato che lavorando piano piano l’impasto raggiungesse nuovamente l’incordatura. Io ho dovuto aggiungere ancora un poco di farina ma come sempre dipende molto dal tipo di farina e dall’umidità quindi vedete voi. Alla fine ho aggiunto il sale. Ho imburrato una teglia di alluminio di quelle che si usano per le lasagne, l’ho infarinata per bene, l’ho rimessa in forno coperta e con la lucina accesa ed ho aspettato che la lievitazione facesse arrivasse l’impasto fin quasi al bordo e a quel punto si erano già fatte le 22,30. Ho preriscaldato il forno a 230° ed ho infornato sulla griglia bassa del forno, abbassando immediatamente la temperatura a 190. Dopo una ventina di minuti comunque ho abbassato ulteriormente a 180° ed ho protetto con carta argento perché si stava scurendo troppo ed ho proseguito la cottura per altri 15 minuti, seguendo la preziosa indicazione di Mina che indicava di accertarsi con un termometro digitale che la temperatura al cuore fosse 98° perché la schiacciata fosse cotta. Ho aspettato che si freddasse, ho tagliato a bocconcini. ho riempito con panna montata zuccherata ed ho spolverizzato di zucchero a velo

 

Con questi bocconcini spero di essere la prima a postare su Panissimo di Maggio che è tornato dall’altra sua mammina, Sandra. Ce l’ho fatta?
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A volte le brutte esperienze portano grandi gioie, come se nei momenti difficili emergesse più forte in noi il desiderio di rapportarsi agli altri, di stringere contatti più intimi, più forti.
Questo è quello che mi è successo quando mio figlio è stato ricoverato in ospedale lo scorso settembre per un intervento. In quei momenti più che in altri si desidera privacy, la possibilità di esternare il dolore senza testimoni ma noi dovevamo dividere la camera con un altro ragazzo che doveva subire lo stesso intervento e la sua mamma. Beh, quello che poteva essere un fastidio è stato l’inizio di una meravigliosa amicizia che perdura e che mi arricchisce da allora.
Simona si chiama questa splendida persona. E’ stata lei che mi ha aiutato nei momenti difficili ed ancora lei che ogni giorno, nonostante il lavoro, il figlio, la casa, i problemi, trova comunque sempre il tempo per un saluto, per una parola e di questo le sono immensamente grata. Nella sua visita fattami a Natale ha portato a mio figlio e solo per lui questi cioccolatini fatti seguendo la ricetta di Lorraine Pascale, una bellissima ragazza che conduce un programma sulla BBC, e me ne sono letteralmente innamorata. L’esecuzione è molto semplice ma il risultato è spettacolare, soprattutto come li aveva presentati lei, nella bustina come i cioccolatini acquistati in pasticceria. Un’altra cosa per la quale la devo ringraziare.
Ingredienti:
200 g cioccolato fondente al 50%
200 g cioccolato al latte
200 g cioccolato bianco
150 g di frutta secca (io ho messo nocciole, uvetta, ribes e mirtilli)
Esecuzione:
Prima di tutto ho preparato una teglia e l’ho rivestita di carta forno bagnata e strizzata bene. Poi ho messo i tre tipi di cioccolata in tre piccole vaschette di metallo (va bene anche di porcellana), ho messo le vaschette in un tegamino di alluminio che le contenesse tutte e tre ed ho riscaldato l’acqua in una pentola un poco più grande del tegamino di alluminio. Ho poi sciolto i cioccolati a bagnomaria tenendo il fuoco molto basso e senza mescolare.
Ho poi messo una striscia di carta alluminio doppia a dividere in due la teglia ed ho colato in una metà il cioccolato al latte e nell’altra metà quello fondente. Ho aspettato due o tre minuti in modo che il cioccolato si stabilizzasse e poi ho versato sopra a tutti e due i lati il cioccolato bianco e, aiutandomi con uno spiedino corto, ho tracciato delle strisce in modo che parte del cioccolato che stava sotto affiorasse sulla parte bianca. Non sono mai stata un soggetto con doti artistiche quindi non è che la decorazione mi sia venuta molto bene ma se date un’occhiata qui vedrete che cos’è capace di fare Lorraine. A questo punto ho versato sulla cioccolata bianca la frutta secca mista ed l’ho spinta un pochino in modo che penetrasse e rimanesse ben ferma e poi ho solo dovuto aspettare due ore che la cioccolata si raffreddasse e quindi l’ho spezzata grossolanamente con le mani. Unico rischio è mangiarne troppi di questi cioccolatini. Un risultato straordinario con pochissimo lavoro!
Simona, ti voglio bene!
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Interessante lo scambio di poesie a cui ci ha invitate la Mari. Sono tante le poesie che ho nel cuore, ma lei ne vuole una sola, da pubblicare entro 24 ore dal ricevimento della sua sfida e quindi anch’io devo rilanciarla ad altre 5 foodblogger che entro lo stesso tempo dovranno pubblicare una poesia altrimenti, lo dice la Mari, non guardate male me, dovrete regalarmi un libro.
Quindi prima ancora di scrivere quella che io ho scelto, invito allo scambio di poesie:

Silvia di Acqua e farina sississima
Sandra di Dolce forno
Terry di I pasticci di Terry
Patty di Il castello di Pattipatti
Silvia di Un condominio in cucina

Veloci veloci a scrivere la vostra poesia preferita e a girare la sfida ad altre 5 altrimenti il mio libro è assicurato 😉

Ed ora la mia scelta:

Herman Hesse – Nella nebbia

Strano, vagare nella nebbia!
E’ solo ogni cespuglio ed ogni pietra,
né gli alberi si scorgono tra loro,
ognuno è solo.
Pieno di amici mi appariva il mondo
quando era la mia vita ancora chiara;
adesso che la nebbia cala
non ne vedo più alcuno.
Saggio non è nessuno
che non conosca il buio
che lieve ed implacabile
lo separa da tutti.

Strano, vagare nella nebbia!
Vivere è solitudine.
Nessun essere conosce l’altro
ognuno è solo.
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