La torta di riso Carrarina è una vera e propria istituzione in Versilia. Si trova spesso nei negozi di alimentari (è così che l’ho scoperta), venduta dentro a semplici contenitori rettangolari di alluminio usa e getta, ma il modo un po’ “plebeo” di presentarla non altera in alcun modo la bontà di questo dolce della tradizione che è fatto con pochi ingredienti ma che è straordinario proprio per la sua semplicità. Dimenticatevi le solite torte di riso un po’ asciutte, questa qua è una torta umida, fresca, gocciolante stille di zucchero ambrato, una specie di creme caramel sopra uno strato di caramello e riso, insomma una vera libidine. Ovviamente, come sempre succede in Italia, esistono innumerevoli variazioni sul tema, il rosolio al posto della sambuca, oppure addirittura lo sciroppo di menta, ma a me è saltata subito all’occhio questa versione qui, di Daniela, che mi è sembrata esattamente quella che mi aveva così colpita al primo assaggio e non mi sbagliavo.

Ingredienti:

150 g di riso da risotto
Un litro di latte fresco intero
10 uova
350 g di zucchero + 150 g per il caramello
Un bicchierino piccolo di sambuca o rum
Scorza di limone grattugiata
Poco burro 

 

In un tegamino di acciaio sopra a fuoco basso, sciogliete lo zucchero con 3 cucchiai di acqua usando un mestolo di legno, fino a che non si sarà completamente sciolto. Smettete di girare ed aspettate che diventi di un bel colore ambrato, quindi togliete immediatamente dal fuoco e versate in una teglia di alluminio usa e getta di da 6 porzioni, in pratica quella rettangolare più grandina. Mettete da parte a freddare, quindi imburrate leggermente il caramello ormai duro.

Cuocete il riso al dente in acqua leggermente salata, scolatelo bene e distribuitelo sopra al caramello.
In una ciotola sbattete le uova insieme allo zucchero. Mettete il latte dentro ad un pentolino e riscaldatelo a fuoco basso fino a quando potrete ancora immergervi un dito dentro senza ustionarvi (dura eh?), quindi versatelo attraverso un colino a maglia fine dentro alla ciotola con le uova insieme con la scorza di limone tritata finemente ed il bicchierino di rum o sambuca, mescolate bene finchè il composto non risulterà omogeneo quindi versate il tutto nella teglia con il caramello ed il riso, facendo bene attenzione a non smuovere lo strato di riso.
Cuocere in forno preriscaldato a 180° per circa 45 minuti.

 



English version
Carrara rice pudding
Ingredients:
150 g of Arborio rice or rice for salads
A lt of fresh milk, full fat
10 eggs
350 g of granulated sugar plus 150 for the caramel
A small glass of Sambuca or Rum
Zest of a lemon, grated
Butter

 

 

In a pan of stainless steel dissolve the sugar slowly, stirring with a wooden spoon over a low heat. When there will be no sugar granules left, stop stirring and boil until the sugar will turn a dark copper color. Remove immediately from the heat and quickly pour into a 30 cm tin. Set aside to cool and become hard, then butter it lightly.

Boil the rice “al dente” in slightly salted water then drain it well and distribute over the caramelized sugar. For the custard, whisks the eggs and sugar together in a bowl. Pour the milk into a saucepan, heat it over a low heat until you can still just dip your finger in, then strain the milk through a fine sieve onto the eggs together with the lemon zest and the Sambuca or Rum. Whisk together until smooth then pour the mixture over the caramelized sugar and rice, being careful of not moving the rice. Cook in preheated oven at 180° for about 45 minutes.

 

 

Con questa ricetta partecipo al contest delle straordinarie Bloggalline, “La cucina Italiana nel mondo verso l’Expo 015” organizzato dalle Bloggalline in collaborazione con INformaCIBO

Un piatto della tradizione regionale
4 comments
2 FacebookTwitterGoogle +Pinterest

 

 

C’è stato un tempo nel quale, con la mia nuovissima centrifuga Philips ultimo modello,  avevo la certezza di usare il più recente ritrovato della tecnologia per quel che riguardava spremere i frutti. Ok,  essendo una che sì, compra tutto, ma che si documenta bene prima di aprire il borsellino, sapevo benissimo che con la centrifuga si perdono la gran parte se non la totalità delle fibre presenti nella frutta ma comunque far bere il succo di un frutto che nella sua forma originale il cucciolo non gradiva, mi sembrava un enorme conquista. Vuoi mettere tutti i tipi di vitamine sconosciute al suo povero organismo in crescita improvvisamente disponibili? E così, nonostante la noia della pulizia della caccavella che è abbastanza laboriosa, centrifugavo e centrifugavo, variando anche la mia produzione con fantastiche creazioni come i ghiaccioli ed i gelati. Figuriamoci la mia sorpresa quando l’anno scorso, parlando con un amico di mio figlio, un nanetto di 11 anni, mentre mi vantavo del fatto che lui, il figlio, non avesse mai conosciuto il sapore di un omogeneizzato oppure di una merendina perché in casa nostra è tutto auto prodotto mi chiese: “E i succhi glieli fai?” e io risposi “Certo. Col Bimby” “Eh, ma scusa, col Bimby sono cotti. E le vitamine se ne vanno”. Cominciando a sentirmi leggermente in imbarazzo aggiunsi prontamente “Ma di solito non li cuocio. Sai, io uso la centrifuga.” E qui doccia fredda: “Ma come? Non lo sai che la centrifuga ammazza tutte le vitamine? In pratica è come bere acqua, nulla di più.”

 

E mi diede una spiegazione molto dettagliata su come la centrifuga arrivasse a circa 12.000 giri per minuto mentre esistono macchine, gli estrattori, che fanno dai 40 agli 80 giri. Il problema con i 12.000 giri è che si ha un notevole riscaldamento con conseguente alterazione sia delle proteine che delle vitamine, mentre l’estrattore “spreme” letteralmente la frutta e la verdura mantenendo le sostanze inalterate; inoltre la resa è maggiore perché si arriva al 70% che sarebbe poi tutto il liquido contenuto nella frutta ed il succo si conserva anche più a lungo, nonostante sia comunque meglio berlo subito. La pulizia della centrifuga poi, come spiegavo sopra, è lunga e noiosa, mentre l’estrattore si pulisce con facilità e questo fa certamente la differenza quando si ha intenzione di sfruttare al massimo un apparecchio e non usarlo le classiche 4 o 5 volte e poi riporlo per non toccarlo mai più. “Ma come mai sei così ferrato su questo argomento?” gli chiesi incuriosita. “Perché mio padre fino all’anno scorso vendeva estrattori ed io da grande voglio fare il rappresentante, proprio come lui”. E penso che il nanetto di strada ne farà, visto e considerato che mi ha convinta e dopo una ricerca sul web l’estrattore me lo sono veramente comprato.

 

E tutto quello che mi aveva detto si è rivelato vero. Attraverso il sistema di spremitura lenta, lo Slow squeezing sytem, si minimizza la perdita delle sostanze nutritive dovuta al calore, alla frizione e all’ossidazione, si fanno succhi eccezionali, con pochissimo scarto, è veloce da usare perché la lentezza del numero di giri non determina una lentezza nella preparazione dei succhi, non sporca, è silenzioso mentre la centrifuga sembra un jet quanto accende i motori, si pulisce in due minuti (se non ci credete guardatevi qualche video su You tube) ed estrae succo da cose per me impensabili come gli aghi di pino o il sedano per la vitamina C oppure il latte dalle mandorle e dalla soia (il latte di mandorla è eccezionale). Tra l’altro non si crea neppure quella sgradevole separazione tra liquido e succo che si osserva di solito nei centrifugati.

 

 

Si può realizzare un pasto nutriente e perfettamente bilanciato combinando le proteine e il calcio del latte con l’energia della patata dolce oppure della banana, della soia o delle noci, con le vitamine e i minerali di frutta e verdura. Insomma, tutta un’altra cosa anche se il prezzo è ovviamente maggiore rispetto alla centrifuga ma secondo me, i soldi li vale tutti e, cosa importante, ormai è un anno che l’ho comprato ed ancora non è stato messo in cantina e questa è la prova del nove.
In quanto al marchio ormai ce ne sono svariati modelli di svariate ditte quindi spulciatevi il web ben bene e vedrete che troverete quello che fa per voi.
Buoni succhi!

 

 

 

4 comments
0 FacebookTwitterGoogle +Pinterest

 

E come ogni anno anche quest’anno è arrivato il momento del trasferimento al mare e questa è una delle cose che più mi fanno capire quanto il tempo passi e quanto io invecchi perché ogni anno ci metto un po’ di più ad abituarmi, un po’ di più a piazzarmi e quando finalmente mi sento a casa è il momento di riscatolare tutto e tornare indietro. E poi quest’anno a complicarmi ulteriormente l’organizzazione c’è il blog. Quando finalmente avevo trovato un certo ordine nel caos, ecco che tutto è da rifare. A parte il doversi portare dietro almeno il minimo indispensabile per la gestione, quindi piatti, vassoi, qualche tovaglia, posate, stampi, macchina fotografica, obbiettivi, light box, luci, pannelli luce, riviste varie, tanto che mio marito ha commentato che quest’anno più che un trasloco abbiamo organizzato un esodo, ci sono tutta una serie di cose da studiare ex novo tipo quale sarà  il punto migliore per la luce, a che ora è meglio fotografare, su cosa mi appoggio, aiuto ci arriva la luce alla presa.. E poi i tempi ridottissimi già per cucinare una pasta al burro figuriamoci per piatti da food blogger che poi vanno fotografati, ci sono i post da scrivere, un po’ di editing alle foto da fare, insomma, un casino. Prima o poi mi abituerò anche a questo ma accidenti che fatica. E poi c’è il corso di teatro che mio figlio segue durante l’anno e che eccezionalmente continuerà fino alla fine di luglio quando si terrà lo spettacolo finale aperto al pubblico e quindi tutti i lunedì mi toccherà partire e riportarlo a casa. Poi, oltre alle cose già citate ci sarebbe anche da portarlo al mare, visto che siamo qui per questo, per cercare di migliorare un poco le sue allergie e poi ci sono i vari corsi che vuole seguire, la casa da pulire, la spesa (anche per il blog).. Mi stancavo tanto meno a casa ma come ho sempre fatto pian piano mi rimetterò in carreggiata. Per ora sono immersa nelle scatole fino al collo quindi anche il cibo risentirà forzatamente di questa situazione di emergenza. Ecco quindi una ricettina velocissima, fresca ma sfiziosa, altrimenti che la metto a fare?

Ingredienti:
150 g di burrata
12 gamberi di quelli argentini
Limone
Timo
Aglio
Olio
Sale e pepe
Frullate la burrata con 4 cucchiai della sua acqua e 4 cucchiai d’olio, qualche fogliolina di timo, sale e pepe. Togliete il budellino ai gamberi e fateli saltare in padella per due, tre minuti in un cucchiaio di olio, insieme ad uno spicchio d’aglio schiacciato, quattro ramettini di timo, sale e pepe.
Distribuite la crema di burrata nei piatti, disponetevi sopra i gamberi con qualche goccia del sughino di cottura ed un giro di olio crudo. Completate con scorza di limone grattugiata.
Io l’ho servita con pane tostato strusciato con l’aglio e olio buono.
ENGLISH VERSION
Burrata and roasted prawns with thyme
150 g of burrata (or mozzarella di bufala)
12 big prawns
Lemon
Thyme
Garlic
Olive oil
Salt and pepper
In a food processor or a mixer, combine the burrata together with 4 spoons of its water and 4 spoons of olive oil, some thyme leaves, salt and pepper. Clean and wash the prawns taking the black line running along the back (intestine) away and then put them in a wok with a garlic clove, crushed, a spoon of olive oil, some thyme and salt and pepper and have them sauté for 2,3 minutes.
Place the burrata onto a serving plate and garnish with the prawns, some thyme, a little of the liquid they have cooked in, some lemon zest and a drizzle of olive oil.
To serve with toasted garlic bread.
Questa è la mia ortensia appena nata. Ha un po’ sofferto la mancanza d’acqua ma è nata lo stesso ed io lo prendo come un incoraggiamento!
Se ce l’ha fatta lei…
10 comments
0 FacebookTwitterGoogle +Pinterest

 

Due mesetti fa ho avuto la fortuna di partecipare al corso di fotografia della straordinaria Laura Adani e l’esperienza è stata impagabile. Oltre ad aver capito che tutto quello che avevo fatto fino a quel momento era sbagliato, ho scoperto che esistono persone con uno sviluppato senso artistico che è indispensabile per scattare un certo tipo di foto, quelle per intenderci con tanti oggetti che vanno disposti sullo sfondo appunto “in modo artistico” e non effetto fiera di beneficenza come i miei, ergo io non potrò mai scattare foto come quelle di Laura perché il senso artistico non si impara.
 Ci si nasce!
Ed io ovviamente non ci nacqui, quindi ok l’attenzione al bilanciamento del bianco, ok ai pannelli che aiutano le luci, ok alla modalità manuale mai usata prima, ma per quel che riguarda lo stile, quello che dovrei scoprire come mia via di fotografare, dovrà essere necessariamente uno stile zen, minimalista, perché già con due oggetti dietro io mi confondo e poi nonostante io ami guardare e riguardare le foto di Laura, cogliere i particolari uno per uno, le sfumature di colore, la mia strada è un’altra. Io amo poggiare l’occhio della macchina fotografica sul cibo, possibilmente senza neppure l’interferenza del piatto e una volta capito questo, tutto è diventato più facile. Continuerò a cercare ispirazione dalle foto dei tanti più bravi di me, continuerò a provare di tanto in tanto a mettere qualche oggetto sullo sfondo ma senza più rimpianti, senza rimorsi, perché la fotografia sta diventando per me un bellissimo hobby e non voglio inquinarla con idee preconcette o modelli non miei. E grazie a Laura Adani che mi ha permesso di capirlo!

 

Questo post è ispirato a lei anche perché al suo corso lei aveva preparato dei set meravigliosi, con tazze e tazzine, vasetti, posate e tovaglioli ed anche torte (vere). Alla fine del corso c’erano dei bambini che fortunatamente per me hanno gentilmente chiesto se le torte, dopo le foto, si potevano anche assaggiare e una di queste era proprio il lemon pound cake, portato dalla gentilissima Annarita del Bosco di Alici. Dopo aver mangiato la quarta fetta mi sono decisa a chiederle la ricetta che lei ha provveduto a spedirmi e che è questa qui.  L’ultimo giorno di scuola l’ho portata in classe e mi hanno rimandato a mala pena la teglia. E’ semplicemente eccezionale, il limone si sente il giusto, nonostante sia anche nella glassa e poi c’è lo sciroppo dentro che la rende morbidissima ed i limoni canditi, il profumo che è irresistibile e ora basta sennò nonostante le temperature infernali accendo il forno e la preparo di nuovo. Unica cosa: è moooolto calorica, tra sciroppo, glassa, zucchero contenuto nell’impasto è una vera bomba ma è anche trooooppo buona quindi chi se ne frega. Mangiata ogni tanto fa riconciliare col mondo quindi grazie mille mille mille ad Annarita da me, dalla mia famiglia ed anche da tutta la classe del cucciolo. Un’altra delle ricette da tatuarsi sul braccio!

 

Ingredienti per due teglie da plumcake e credetemi, non dimezzate le dosi. Ve ne pentireste
Per le torte:
225 g di burro a temperatura ambiente più quello che servirà per imburrare le teglie
490 g di farina 00 più quella che servirà per le teglie
3,5 g di sale (3/4 di cucchiaino)
2,5 g di bicarbonato di soda (1/2 cucchiaino)
La buccia di 2 limoni non trattati grattugiata
500 g di zucchero
6 uova
Un cucchiaio di estratto di vaniglia
230 g di panna acida (io ho messo lo yogurt intero)
Per le fette di limone candito e per lo sciroppo:
200 g di zucchero semolato
250 ml di acqua
Due limoni non trattati tagliati a fette sottili
Il succo di 3-4 limoni
Per la glassa:
250 g di zucchero a velo
4/6 cucchiai di succo di limone non trattato

 

 

Per cominciare preriscaldate il forno a 180°. Imburrate ed infarinate due teglie e mettete da parte.
In un contenitore setacciate la farina con il bicarbonato ed unitevi il sale e la buccia di limone.
Nella ciotola della planetaria o del mixer montate con le fruste il burro con lo zucchero per circa 5 minuti, fino ad ottenere un composto gonfio, aggiungete le uova una per volta mescolando sempre tra un’aggiunta e l’altra, l’estratto di vaniglia e quindi abbassate la velocità al minimo ed aggiungete la farina e lo yogurt alternandoli. A questo punto dividerete il composto in due e lo verserete nelle rispettive teglie. Battete un poco per far uscire eventuale aria ed infornate. Le torte andranno cotte per circa 55/65 minuti (a me sono cotte in 40 ma dipende tutto dal forno) Eventualmente proteggetele con carta alluminio se vedete che si scuriscono troppo.
Intanto in un tegamino mettete l’acqua e lo zucchero semolato per lo sciroppo. Fate bollire mescolando bene finché tutto lo zucchero non sarà sciolto, aggiungete le fette di limone e fate cuocere a fuoco medio/basso per 35 minuti. Alla fine togliete le fette di limone adagiandole con delicatezza su carta forno (non fatele sottilissime altrimenti tendono a rompersi). Prendete il succo di limone e mettetelo nel pentolino insieme allo sciroppo.
Praticate dei fori nella superficie delle torte che per il momento non sformerete, versatevi 3/4 dello sciroppo e poi fate raffreddare per due ore. A questo punto togliete le torte dagli stampi e spennellatele con lo sciroppo rimasto. Per la glassa di copertura mescolate lo zucchero a velo in una ciotola ed unitevi il succo di limone poco per volta. La glassa dovrà risultare coprente quindi densa ma liscia, non grumosa. Versatela e dimenticatevi delle torte per mezz’ora, se vi riesce, col profumo irresistibile che riempie la cucina. Prima di servire decorate con le fettine di limone candite.
Oltre a quella portata a scuola l’altra, a noi che siamo tre, è durata un giorno e con questo ho già detto tutto quello che c’era da dire.

 

 

4 comments
0 FacebookTwitterGoogle +Pinterest

La pasta cavata è stato uno dei primi piatti che ho cucinato col Bimby ed è anche una delle ricette che mi accompagnano da quel lontano settembre 1994. Questa ricetta non ha niente a che vedere con i cavatelli, infatti uno dei suoi ingredienti è il lievito di birra che nei cavatelli non c’è. 
A noi piacciono molto e sono un’altra delle innumerevoli versioni di pasta che noi fortunati italiani abbiamo, a dimostrazione di cosa siamo stati capaci di tirar fuori con due ingredienti semplici come acqua e farina.. Un primo in perfetto stile Pasta che ti passa,  economico, saziante, golosissimo..
Con questo ultimo piatto saluto il mio primo contest, ormai giunto alla fine. Con la mia socia, Sandra, abbiamo raccolto le ricette che ci avete inviato, ricette varie, straordinarie, appetitose, ricette che hanno colto esattamente quello che era il nostro intento e cioè dimostrare come, con un po’ di fantasia ed un portafogli limitato, si possa comunque variare e mangiare bene. Come sapete già non si vince nulla ma tutte le vostre, le nostre ricette, saranno raccolte in un pdf scaricabile che magari potrà essere d’aiuto e di ispirazione ai tanti che in questo periodo si trovano in ristrettezze economiche affinché, almeno a tavola, si possa continuare a godere di buon cibo e si guardi quindi al futuro con un po’ più di ottimismo. Grazie a tutte quante!
E vincitori, come già detto non ce ne sono perché siete state tutte bravissime, ma se proprio una ricetta vincitrice ci fosse stata sarebbe stata i Cuori di pasta ripieni di crema di melanzane, ricotta e cipolla rossa di Tiziana di Profumo di broccoli.. 

Ingredienti:
400 g di farina
200 g di acqua
15 g di lievito di birra fresco
Una patata di 100 g circa
Sale
Si prende un tegamino e si mette subito a lessare la patata tagliata a pezzetti in acqua salata. Quando la patata è cotta, si scola dall’acqua e si pesano 120 g circa di acqua di cottura ma conservate l’acqua ed aggiungetela se vi rendete conto che è poca. Aspettate che l’acqua diventi tiepida e quindi scioglietevi il lievito di birra e successivamente incominciate ad impastare con la farina e la patata passata al setaccio. Salate leggermente e versate l’impasto sulla spianatoia infarinata. Formate dei rotolini come per gli gnocchi e poi tagliate dei tronchettini di 3 cm circa e con due dita praticateci due fessure che serviranno a meglio raccogliere il sugo. Cospargete di farina e fate riposare solo per il tempo che servirà per bollire l’acqua. Cuoceteli subito e conditeli come preferite ma per me la morte loro è un semplice sughetto di pomodoro e poi di questi tempi i pomodori cominciano ad essere buoni davvero. La pasta cavata ha una consistenza molto particolare, un po’ cingommosa che a me piace molto e poi questa specie di gnocchetti si gonfiano in cottura  quindi non ne cuocete troppi..






Versione Bimby:

Inserite nel boccale 1 mis. di acqua (100 g) e la patata a pezzi: 15 min. 100° vel.1. Terminata la cottura aggiungete 1 mis. di acqua e il lievito: 5 sec. vel.4. Unite farina, sale e impastate: 1 min. vel. 6. Versate l’impasto sulla spianatoia infarinata. Per il resto procedete come sopra.
2 comments
0 FacebookTwitterGoogle +Pinterest